• Decrescita (in-)felice o capitalismo ecologista?
Alessio Terzi
La crescita verde
Milano, 2024
Alessio Terzi è un giovane economista alla Direzione Generale per gli Affari Economici e finanziari della Commissione Europea, docente all’Università di Cambridge, e molto altro ancora. Questo suo libro ha richiamato la mia attenzione e mi ha impegnato in una lettura meditabonda per oltre un mese, proprio mentre stava per iniziare COP29 ossia la 29° Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, per un motivo ben preciso: si presenta come la soluzione dell’enigma. L’enigma a cui mi riferisco è quello di come continuare a crescere senza provocare ulteriori danni all’ambiente, a partire dal clima in cui continuiamo a riversare un quantitativo esorbitante di emissioni nocive, a partire dall’anidride carbonica alla base dell’effetto serra.
Per scrivere un libro come questo – volenti o nolenti – bisogna essere ottimisti alla Rutger Bregman (l’autore di Humankind) e credere nella forza del mercato, senza la quale ci dice Terzi non c’è innovazione, creazione di ricchezza e neppure redistribuzione. Il vero motore del progresso umano, la differenza rispetto ad altri animali, è il nostro desiderio di migliorarci, o meglio di migliorare la nostra situazione individuale. Quindi la prima parte del saggio rappresenta una distruzione sistematica delle fondamenta su cui sono costruite teorie economiche eretiche quali quella della decrescita felice. Non è possibile – ci dice Terzi – decrescere e mantenerci in equilibrio, decrescere ed essere più felici (non sopporteremmo la perdita di benessere). Se decidessimo di raggiungere le emissioni 0 contraendo l’economia, “la produzione mondiale dovrebbe diminuire di circa il 90%”.
Dunque “che fare?” L’interrogativo di Lenin si applica in questo caso alla sopravvivenza del sistema capitalistico, utilitaristico e delle aspettative razionali molto caro a Terzi. L’autore individua una serie di correttivi o di condizioni che potrebbero consentire di crescere comunque ma senza essere travolti dalla “catastrofe climatica” (questa espressione presente nel sottotitolo originale inglese, in quello italiano è diventata una più prosaica “era del cambiamento climatico”). Provo a sintetizzarli qui: 1) internalizzare i costi ambientali nella produzione, quindi nel meccanismo di domanda e offerta sul quale si regge il mercato; 2) incentivare non soltanto la decarbonizzazione ma anche l’innovazione tecnologica che può portare a forme impensabili di “crescita verde”; 3) dal punto di vista della governance, perseguire una terza via rispetto al capitalismo senza regole (bassa tassazione e libero scambio puro) e una economia comunista o dittatoriale. In sintesi, l’autore delinea una strategia per la crescita verde che definisce di “ecologizzazione del capitalismo”. Convinti? Se mi ha appassionato l’analisi e la dimensione della sfida, l’ampiezza delle fonti citate e l’uso puntuale dei termini, l’approccio mi sembra troppo simile a quello che la Commissione UE adotta legiferando su ambiente, agricoltura, salute: gli incentivi risolveranno il problema della scarsità (aumentando l’offerta), e l’educazione farà salire la domanda di quanto è sostenibile, sano e buono. E se però ci mettessimo troppo tempo? Il grafico accanto alla copertina del libro di Terzi (diffuso da Euronews in occasione di COP29) lascia intendere che forse non c’è rimasto molto tempo per aspettare che questa transizione accada per effetto di spinte gentili. “La crescita verde” merita in ogni caso di essere letto e meditato.