• A cosa serve l’antropologia? Un passo indietro nel tempo e uno avanti nel futuro
Charles King
La riscoperta dell’umanità
Torino, 2020
Già. A cosa serve l’antropologia? La domanda è tendenziosa: in quanto scienza che si occupa dell’uomo, l’antropologia è in un certo senso la regina delle discipline sociali e una protagonista delle scienze naturali (con il ramo “fisico”). Me la sono posta però con riguardo agli studi sul futuro (e a dire il vero anche rispetto ai food studies ma di questo parleremo un’altra volta). E ancor prima di comprenderne la vera portata, ho capito di essere in difetto, di avere una lacuna da colmare, lacuna che si è dimostrata profonda come il camino di un vulcano. Quindi da qualche anno a questa parte sto correndo ai ripari, con corsi di formazione e letture talvolta raccomandate, talvolta spontanee. Non ho smesso ancora di stupirmi ed è successo anche di fronte a questa appassionante ma non autorizzata storia dell’età dell’oro dell’antropologia, scritta da Charles King, un non antropologo (sposato però con un’antropologa), docente universitario e autore di altri libri inconsueti, come ad esempio una Storia del Mar Nero [1].
La questione dell’importanza dell’antropologia per gli studi sul futuro mi pare talmente meritevole di approfondimento da averla inserita, già da qualche tempo, tra i 10 prossimi articoli scientifici da scrivere (la lista come potrete immaginare è piuttosto “ballerina” ma questo tema persiste indefesso). In realtà qualcuno ne ha già esplorato i confini, giungendo a una prima conclusione: anche dopo la scomparsa degli ultimi “selvaggi”, l’antropologia continua a studiare l’alterità e non vi è terreno meno esplorato e popolato da perfetti sconosciuti più del futuro [2]. Quindi si può certo arrivare almeno a una contaminazione tra queste discipline.
Ma fatemi tornare alla recensione, perché questa rubrica è riservata ai “libri che aprono la mente” ed è giusto parlare dei meriti dell’opera di King. L’autore ci porta indietro al tempo di Franz Boas e del suo circolo di antropologhe fuori dall’ordinario – Margaret Mead, Ruth Benedict, Ella Deloria e Zora Neale Hurston – che hanno riscritto il significato di razza, genere e sesso, con capolavori che vanno da «l’Uomo primitivo» (Boas, 1911) a «L’adolescente in una società primitiva» (Mead, 1927) sino a «Il crisantemo e la spada. Modelli di cultura giapponesi» (Benedict, 1946). Affresco storico, vicende personali e scoperte antropologiche formano un intreccio indissolubile che rapisce e ci conduce ai limiti dell’esperienza umana. Comprendiamo così l’importanza del relativismo culturale, l’uguaglianza che discende dalla natura e le differenze create dalla cultura, l’osservazione partecipante che anima l’etnografo Boas e le sue eccezionali discepole, sino all’aspetto della riflessività: guardare noi stessi attraverso lo sguardo degli altri. Più discretamente, nel racconto fanno capolino anche gli uomini, come Edward Sapir, per il quale – riporta King – “le culture potrebbero sembrare cose […] ma in realtà assomigliano più a sistemi: il modo in cui idee e abitudini particolari si accordano tra di loro”. E poco oltre: “Un villaggio può avere una cultura; e così un quartiere o una tribù. […] La cultura può essere ovunque, e non può in alcun modo essere considerata fissa e stabile. […] Rendersi conto di averne una di fronte significava accorgersi di avere sotto gli occhi un sistema di pensiero e pratiche che permetteva agli individui di sentirsi a proprio agio nel proprio mondo sociale” (pp. 152-154).
Non posso dare qui la risposta definitiva alla domanda perché l’antropologia serve agli studi sul futuro, non sarebbe il luogo giusto. Posso soltanto affermare che il libro di King facendoci fare un passo indietro nel tempo in realtà ce ne fa fare uno anche in avanti. Sono ancora più convinto, per esempio, che lo sguardo antropologico aiuti a interpretare trend e megatrend [3]. Infine, vi potrebbe succedere come a me qualche giorno fa, sentendo un politico parlare a sproposito di «cultura», di trovarvi a ringraziare mentalmente proprio Boas e King per gli strumenti di interpretazione della realtà che ci hanno fornito.
[1] C. KING, Storia del Mar Nero. Dalle origini ai giorni nostri. Donzelli, Milano, 2005. [2] C. STRZELECKA, Anticipatory anthropology – anthropological future study, Prace Etnograficzne, 41(4), 261–269, 2013. [3] M. GINANNESCHI, The Future of Food after COVID-19 through the Lens of Anthropology. Journal of Agriculture, Food Systems, and Community Development, 9(4), 157–159, 2020.