• Il mondo dopo Covid-19 (Parte 4)

da | Apr 17, 2020 | 0 commenti

Il futuro del turismo: come leggere strategicamente i “segnali deboli”

Questa estate prendo in affitto una capanna in Siberia”, anzi no: “Resto a casa e programmo la mia giornata!

Nell’ultimo articolo ho utilizzato i megatrend per costruire uno scenario post-Covid del settore food. Gli stessi megatrend ci dicono molto anche sul futuro del turismo. Negli ultimi anni l’andamento del settore è stato sostenuto dalla crescita della popolazione e dalla globalizzazione[1]. Quest’ultima è entrata in crisi per effetto della minaccia pandemica Covid-19. Il presente e l’immediato domani sono sotto i nostri occhi. Siamo confinati in casa, le aziende devono ancora riaprire, sta per avviarsi una fase due ancora avvolta nell’incertezza. I centri studi sono all’opera per quantificare i possibili danni per il 2020 a uno dei settori trainanti dell’economia mondiale. In Italia, ad esempio, oltre il 50% dei turisti proveniva ormai dall’estero. La stagione estiva, almeno, si salverà? L’andamento del settore sarà a V o a U? Domande legittime, ma ancora una volta si tratta di questioni di breve periodo sulle quali si pronunceranno gli scienziati e i governi.

Qui vorrei invece cercare di rispondere ad altri quesiti, che riguardano il lungo periodo: il turismo tornerà a essere lo stesso che abbiamo imparato a conoscere? O il fenomeno Covid-19 cambierà le regole del gioco, mostrando di essere, nel suo impatto globale (regole, preferenze, investimenti), un evento disruptive?

Il tema è caldissimo, perché ci riguarda tutti. Saremmo pronti a ripartire, a scattare come una molla (contribuendo a una ripresa a V piuttosto che a U), a tornare ai nostri viaggi low-cost che ci hanno permesso di visitare tante capitali europee e non, di organizzare viaggi fai-da-te, di sentirci quasi cittadini del mondo, con viaggi intercontinentali supereconomici ormai dietro l’angolo. Gli aerei d’altra parte sono a terra ma pronti a ripartire, con i motori già accesi. Se non fosse che … Già, qualche “se” parrebbe esserci. Lo avevamo interiorizzato come informazione sensibile e quindi esplicitato nel disegnare una mappa mentale del mondo dopo Covid-19, ricordate?

Il “se” riguarda la possibilità di essere costretti a convivere con il distanziamento sociale e altre misure precauzionali anti-pandemia per un tempo lungo: almeno alcuni anni. Per alberghi (destinatari di un terzo della spesa turistica in Italia), ristoranti e stabilimenti balneari, già nella nostra mappa mentale, avevamo indicato un impatto negativo. Il motivo era essenzialmente legato a: 1) una previsione di riduzione del numero di turisti in arrivo tramite aerei, treni e autobus; 2) il ripristino dei confini nazionali e l’attuazione di controlli sanitari sui passeggeri per periodi ben superiori alla gestione dell’emergenza; 3) una (ancora) vaga percezione che l’esperienza turistica (trasferimento, pernottamento, alimentazione, cultura e shopping) debba soggiacere a regole nuove per motivi di sicurezza.

Per avere una conferma o una smentita di ipotesi come queste è possibile ricorrere all’ausilio di segnali deboli. La paternità di questo concetto è attribuita a Ansoff (1975) che lo utilizzò per rendere la pianificazione strategica capace di intercettare fenomeni di discontinuità[2]. Nella definizione classica di Ansoff, i segnali deboli sono “sintomi di un possibile cambiamento nel futuro”. Oggi trovano un utilizzo di nicchia, da parte di futurologi, uffici previsioni delle società multinazionali e giornalisti economici, che consultano spesso a questo scopo analisti e investitori[3]. Sembrerebbero misconosciuti invece dai politici. Il problema è individuarli e interpretarli. Come è stato giustamente osservato, “siamo desensibilizzati da (un eccesso di) informazione”[4] e, aggiungerei, permanentemente bombardati da fake news. Inoltre l’aggettivo “deboli” sta per “confusi, contraddittori, discutibili”, qualifica che non rende più semplice la ricerca.

Eppure è il caso che usciamo dalla nostra sindrome da “eroe riluttante”, ovvero da un tratto comune a tanti eroi rappresentati nella mitologia: la resistenza iniziale a entrare nel ruolo, a intraprendere una via originale in un mondo che cambia[5]. Attendere che questi segnali deboli divengano progressivamente più chiari, finendo per manifestarsi come trend o addirittura megatrend potrebbe non essere la scelta migliore per tante imprese che nella crisi attuale rischiano davvero di fallire.

Selezionare segnali deboli, nonostante il proliferare di tecniche (tramite panel, Delphi, ecc.), è arduo e resta spesso una capacità intuitiva. La mia personale scelta (come al solito esemplificativa) è caduta su due informazioni.

La prima è sinteticamente rappresentata dall’immagine in copertina: si tratta di una mappa del mondo a colori del Ministero degli Esteri austriaco, basata su una matrice decisionale rischi sicurezza/avvisi di pericolosità di viaggio[6]. Nella valutazione del rischio influiscono tutte le minacce per la vita dei cittadini: terrorismo, guerre e pandemie. Colpisce il numero di paesi colorati di rosso (livello massimo di pericolosità = 6), dentro e fuori i confini dell’Unione Europea: 26 sono quelli a rischio Covid-19. Ho scelto questa immagine perché mostra quanto è cambiato il mondo, improvvisamente divenuto poco ospitale, e perché indirettamente fornisce un’indicazione di durata della crisi: anni e non mesi potrebbero essere necessari perché il rosso e il giallo Covid scompaiano dallo scacchiere mondiale. Sino a quel momento è immaginabile che restino operativi – magari negoziati a livello internazionale o almeno europeo – controlli su identità, stato di salute e tracciabilità dei movimenti delle persone.

Il secondo segnale debole è una notizia locale ma relativa a una realtà importante dal punto di vista turistico, la città di Firenze (3,7 milioni di turisti stranieri nel 2018). Si tratta di una recente intervista al sindaco[7]. Parlando dei piani dell’Amministrazione per il futuro di Firenze, Dario Nardella tocca il tema del crollo degli affitti turistici gestiti dalle piattaforme online, come Airbnb e Booking, lasciando presagire un importante “piano di riconversione” per riportare i fiorentini a vivere nel centro di Firenze. Questa notizia contribuisce a illuminare un altro pezzo di futuro: la possibilità che il turismo di massa, sul quale tante città italiane hanno basato il proprio sviluppo nell’ultimo decennio, entri in crisi irreversibile e che sia necessaria un’inversione di rotta di 180°. E’ una visione che sta trovando un seguito e che fa riflettere, non soltanto sulla durata ma anche sulla profondità della crisi.

Non ho ancora individuato, purtroppo, segnali deboli legati a Covid-19 che indichino una presa di coscienza diffusa dell’insostenibilità ambientale (e della scarsa desiderabilità sociale) del turismo di massa.

So di aver lasciato senza risposta molti possibili quesiti. Tuttavia anche in questo caso lo scopo dell’esercizio non è descrivere nel dettaglio lo scenario più probabile ma stimolare lo spirito critico, la capacità e la profondità di analisi, per mettere il lettore in condizione di pianificare il futuro in modo più consapevole, innovativo e anticipatore dei tempi che verranno.

Alle ricerche per questo articolo ha collaborato Tommaso Ginanneschi.

[1]Se nei paesi industrializzati ha assunto quasi la valenza di diritto umano, “il turismo riguarda comunque meno del 5% della popolazione mondiale”. Christin R. (2019), Turismo di massa e usura del mondo, Elèuthera: Milano.

[2] Ansoff H.I (1975), Managing strategic surprise by response to weak signals, Californian Management Review, vol. 18 (2), pp. 21–33.

[3] Holopainen M., Toivonen M. (2012), Weak signals: Ansoff today, Futures, vol. 44 (3), pp. 198-205.

[4] Saul P. (2006), Seeing the future in weak signals, Journal of Futures Studies, vol. 10 (3), pp. 93–102.

[5] Campbell J. (2016), L’eroe dai mille volti, Lindau: Torino (ed. or. The Hero with a Thousand Faces, Pantheon: New York, 1949) e Saul P. (cit.).

[6] https://www.bmeia.gv.at/reise-aufenthalt/reisewarnungen/ consultato il 16.04.2020.

[7] Galati F., Nardella e il futuro, Basta con gli alberghi ora hi-tech e ricerca, La Repubblica Firenze, 09.04.2020.

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