• Il mondo dopo Covid-19 (Parte 2)

da | Apr 5, 2020 | 1 commento

Cosa ci dobbiamo aspettare? Dall’intuizione alla costruzione di uno scenario di lungo termine

Questo è il secondo di un ciclo di quattro articoli dedicati agli scenari di lungo termine dopo Covid-19. In particolare mi occuperò qui di aiutare imprenditori, investitori e persone interessate alla pianificazione delle proprie attività a rispondere alla domanda “come sarà il mondo dopo il Coronavirus”? Non lo farò offrendo la mia visione del futuro “prendere o lasciare”, licenza concessa a pochi pensatori del nostro tempo. Neppure metterò a lavoro una squadra di analisti settoriali né presenterò un algoritmo in grado di prevedere il prezzo del petrolio nel 2030, soprattutto per ragioni di scarsità di tempo e di risorse disponibili. Mi limiterò a presentare una tecnica di oggettivazione del pensiero creativo[1], utile a dare forma alla mia visione del futuro così come a quella di un qualsiasi lettore.

Si tratta di una mappa mentale del possibile impatto di Covid-19 sulle attività della sfera sociale[2], che hanno cioè come discriminante principale l’interazione tra individui. Dando forma al mio pensiero, con l’aiuto di frecce direzionali, ho individuato 6 attività: cultura, divertimento, viaggi, shopping, sport oltre a una residuale, sorta di miscellanea. Per ciascuna di queste categorie ho esplicitato le principali componenti e nel caso del turismo anche alcune sub-componenti. Con questo livello di dettaglio, immaginare le possibili ripercussioni economiche per interi settori produttivi (i cinema, i musei, gli alberghi, ecc.) è relativamente semplice. Ho omesso volutamente l’area della cura della persona (sanità, ospedali, ambulatori; ricerca scientifica, farmaci) per non complicare troppo il quadro, e anche per concentrarmi su settori della sfera sociale a possibile impatto negativo di Covid-19. Il quadro sino a questo momento è fatto solo di connessioni, ma è possibile aggiungere valutazioni (soggettive) di impatto tramite colori.

Per fare queste stime, è indispensabile però formulare alcune ipotesi di base. Le mie hanno riguardato:

  1. la possibilità che Covid-19 non sia un evento isolato. In effetti è stato preceduto dalla diffusione nel 1980 dell’HIV, nel 2003 della SARS, nel 2005 dell’aviaria, nel 2009 della suina, nel 2016 di Zika, tutte zoonosi (malattie infettive trasmesse dagli animali), connesse con il restringersi delle distanze tra uomo e animali selvatici, in un quadro di degrado ambientale (contaminazione e distruzione di habitat naturali), cambiamenti climatici, crescita della popolazione umana e condizioni di sottosviluppo. In assenza di una inversione di rotta (peraltro auspicabile), queste tendenze di fondo continueranno a operare, aumentando la probabilità che si ripetano eventi pandemici. Abbiamo così indirettamente riconosciuto che se Covid-19 è stato un evento inaspettato per i più (ma Bill Gates lo aveva previsto già nel 2015 e il John Hopkins Center for Health Security con il World Economic Forum lo avevano persino simulato a ottobre 2019), il suo ripetersi in forme simili e con altri nomi non potrebbe più considerarsi un “cigno nero”.
  2. l’adozione su base permanente da parte delle Autorità nazionali (se non addirittura regionali) di misure di contenimento (delle minacce in essere) e di prevenzione (di quelle potenziali), basate sul principio del confinamento sociale, della quarantena (precauzionale) e del distanziamento sociale. Per fare un esempio, è possibile che tra cinque anni per effettuare un viaggio internazionale sia richiesto un “passaporto sanitario” e previsto un obbligo di tracciabilità in loco tramite una app, mentre a livello logistico la distanza tra due passeggeri in un aereo potrebbe raddoppiarsi. La motivazione delle autorità nell’imposizione di queste misure sarà duplice: protezione della salute pubblica e difesa dell’interesse economico nazionale (il costo del lockdown in termini di caduta di PIL in caso di evento Covid-19 o simili è superiore a quello di misure unicamente precauzionali).
  3. Comportamenti dei consumatori ispirati a maggiore prudenza nei rapporti sociali, se non chiaramente a paura (di un contagio). Anche in questo caso si tratta di fenomeni già verificatisi, per esempio dopo attentati terroristici (evitare i luoghi affollati, circospezione, eccetera). Dopo Covid-19 la spinta a una ripresa dei consumi sarà forte (il mondo di prima ci piaceva), ma la memoria di quanto successo eserciterà una moderata azione frenante per alcuni anni.

Con queste premesse, ho utilizzato una scala di colori (4 intervalli per l’impatto negativo e 2 intervalli per quello positivo) per visualizzare le possibili conseguenze per le attività individuate. Lo scenario che ho rappresentato, meglio ribadirlo, è frutto della mia personale valutazione e può non corrispondere al vostro. Vale la pena tuttavia di tratteggiare rapidamente il quadro finale per valutare l’importanza della mappa ai fini della pianificazione strategica (per esempio di un nuovo business). Per viaggi, divertimento, shopping e altre attività sociali ho stimato un impatto abbastanza negativo. Per cultura e sport la mia previsione è di un impatto moderatamente negativo. Quasi tutte le macro-attività presentano tuttavia componenti ad impatto leggermente positivo o positivo. Sicuramente la “minaccia pandemica” spingerà il commercio elettronico e le consegne a domicilio, l’uso dei social media, la formazione a distanza. Si può ipotizzare anche un recupero di posizioni dei mezzi di trasporto individuali o familiari (l’auto). Per fornire due esempi di settori economici decisamente frenati nel loro sviluppo, citerò qui uno in forte ascesa prima di Covid-19 e uno che poteva considerarsi già in progressivo declino: mi riferisco ai viaggi aerei e specialmente dei low cost (la componente principale nel corto raggio), che potrebbero tornare ai passeggeri trasportati nel 2019 soltanto dopo alcuni anni, e ai cinema (già indeboliti dalla diffusione dell’home cinema e dall’offerta web on demand), i cui spettatori potrebbero ridursi drasticamente. Scenari settoriali o sub-settoriali possono essere immaginati utilizzando di nuovo la tecnica delle mappe mentali. Approfondirò i possibili scenari di due settori economici in particolare (food e turismo) nei prossimi articoli della serie.

Mi preme concludere qui osservando che la stima di impatto è rispetto alle attività così come strutturate prima dell’evento Covid-19. Ma come in altre epoche di cambiamento radicale, il processo di distruzione creatrice è all’opera e, per i tanti problemi che possiamo indicare, l’ingegno umano e le nuove forme di condivisione delle informazioni e di intelligenza artificiale forniranno presto soluzioni. L’altra faccia della medaglia, per le imprese attive nei settori più esposti, è data dalla necessità di rinnovarsi profondamente per non subire passivamente lo shock esterno prima e l’iniziativa della concorrenza poi. Per i governi la sfida potrebbe essere rappresentata dall’introduzione di meccanismi di correzione del mercato, che riducano i rischi ambientali insieme a quelli sanitari. Per il resto, essendo nel dominio dell’intuizione, è lecito essere più ottimisti del sottoscritto.

[1] Buzan, T., Buzan, B., (1993). The Mind Map Book. BBC Books: London.

[2] Sull’impiego di mappe mentali e cognitive per la strutturazione di problemi di rilievo strategico si veda: Fiol, C. M., Huff, A. S., (1992). Maps for managers: Where are we? Where do we go from here? Journal of Management Studies, n. 29 (3), pp. 267–285; Eden C. (2004), Analyzing cognitive maps to help structure issues or problems. European Journal of Operational Research, n. 159, pp. 673–686.

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