• Umano, troppo umano (il pianeta Terra)

da | Apr 14, 2019 | 0 commenti

Simon L. Lewis, Mark A. Maslin
Il pianeta umano. Come abbiamo creato l’Antropocene
Torino, 2019

E’ un libro di difficile definizione quello di Lewis e Maslin, due scienziati di rilievo internazionale, docenti rispettivamente di Scienze del Cambiamento Climatico e di Climatologia. L’approccio è multidisciplinare, la domanda iniziale che ha mosso gli studiosi quella del “perché il mondo oggi è quello che è”. Diciamolo subito, la colpa è dell’uomo. Come scrivono gli autori, “le azioni umane costituiscono una nuova forza della natura” e, aggiungeremmo noi, sono in grado di determinare le sorti del pianeta. Sono tanti gli scienziati che propongono di chiamare questa era geologica “Antropocene”. Ma su quale potrebbe essere la sua data di inizio ancora si dibatte. Dobbiamo andare indietro alla scoperta del fuoco e al suo impatto sulla distribuzione globale di flora e fauna? Oppure al momento in cui Sapiens ha intuito i vantaggi della collaborazione di gruppo e sfruttato il gioco di squadra per spingere interi branchi di animali giù da precipizi, causando l’estinzione della mega-fauna in tante zone del pianeta?

Lewis e Maslin, collegando dati climatici e geologici, individuano lo spartiacque, il punto critico dato dall’assunzione del controllo sul pianeta, nell’epoca dello “scambio colombiano” (la definizione è dello storico Alfred Cosby). Siamo intorno alla metà del XVII secolo e gli europei iniziano a prendere controllo delle Americhe, innescando la Globalizzazione I.0. Il contatto con gli indigeni è quasi fatale per questi ultimi. Le malattie fanno strage della popolazione locale (decine di milioni le vittime) e in America Centrale la foresta riconquista ampi spazi precedentemente dedicati all’agricoltura. Il clima a livello planetario si raffredda. Allo stesso tempo si diffondono in tutto il mondo le stesse colture e si allevano gli stessi animali, sconvolgendo gli ecosistemi, con tracce evidenti anche nei ghiacci polari. Il racconto potrebbe essere avvincente se non stessimo parlando, purtroppo, dei nostri antenati, della nostra specie, di questo pianeta.

L’unico appunto che ci sentiamo di muovere è sull’ottimismo che pervade gli ultimi capitoli del libro dedicati al futuro. Pare improbabile infatti che Sapiens riesca improvvisamente ad assumersi la responsabilità del cambiamento climatico, a invertire il corso delle proprie azioni (cambiando gli stili di vita) e a utilizzare la scienza per porre rimedio al degrado della Terra. In ogni caso, il libro è una lettura assolutamente consigliata.

 

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