• La civiltà non era poi così civile, agli albori

da | Feb 16, 2019 | 0 commenti

James C. Scott
Le origini della civiltà
Torino, 2018

Quella del libro di James Scott, docente di Scienze Politiche all’Università di Yale, è una lettura in grado di far vacillare le nostre convinzioni in merito all’origine della civiltà e ai fattori che hanno guidato il progresso dell’umanità negli ultimi 12.000 anni: la scoperta dell’agricoltura e l’invenzione della scrittura. Che i contadini degli albori non se la passassero così bene, rispetto ai loro cugini cacciatori-raccoglitori, lo hanno già scritto tra gli altri Jared Diamond e Yuval Harari. Tuttavia Scott aggiunge diversi tasselli a un quadro ancora parzialmente misconosciuto e lo fa attingendo ai contributi di biologi, archeologi, antropologi, storici ed economisti.

Apprendiamo così che gli agricoltori non erano tali per vocazione. Sembra banale ma gli uomini liberi preferivano decisamente restare nomadi e dovettero essere ridotti in schiavitù dai primi ordinamenti statali. E non appena gli imperi entravano in crisi, talvolta come conseguenza di cambiamenti climatici che riducevano i raccolti, quei primi agricoltori tornavano rapidamente alla caccia e alla raccolta. Sapevamo quindi che la scrittura è nata, anch’essa in Mesopotamia, come sistema di calcolo e di catalogazione di merci. Ma che i popoli liberi al fuori delle mura di Uruk, Kish, Nippur, Isin o Lagash ne avessero terrore è certamente una novità. Per quei popoli la scrittura probabilmente significava asservimento al giogo dell’agricoltura e al pagamento delle tasse. D’altra parte le stesse mura che circondavano  queste città-stato, prima che per respingere i nemici, erano stato state erette per impedire la loro fuga.

In conclusione la civiltà degli albori non era poi così civile, al punto che abbiamo dovuto essere addomesticati per accettarla. E questo processo di auto-addomesticazione del resto continua ancora oggi (in proposito si veda il Post “Dal tempo remoto segnali di futuro”).  A Scott va dunque il merito di guardare alla protostoria dell’umanità da un nuovo punto di vista, logico, coerente e per molti versi sorprendente.

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